Il pane della comunità

 

Sono le quattro del mattino.
Tutto il villaggio è ancora avvolto nel lenzuolo del riposo.
Dalla bottega del fornaio filtra un raggio di luce.
Un uomo robusto, con il volto illuminato dal sudore, è già al lavoro per tutti.

Ha versato la dose di farina sul tavolo.
Ha gettato alcune manciate di sale e di lievito.
Ha annaffiato tutto con la giusta quantità d’acqua.
Le spalle larghe, le braccia possenti, le mani decise. Eccolo pronto per
impastare un miscuglio appiccicoso,
lavorare una pasta informe,
schiacciarla, pestarla,
sollevarla, darle aria,
modellarla quando è compatta,
lasciarla riposare, lievitare, gonfiare,
deporla nel forno a legna,
guardarla dorare e scricchiolare sotto la calura del fuoco,
assaporare i profumi stuzzicanti di bruciato
e finalmente estrarre dalla bocca del forno un pane, grosso, caldo e bello.
Il villaggio può svegliarsi, il pane è pronto.

 

Signore, fornaio celeste con il volto illuminato dal tuo sangue,
con le spalle livide dal peso della Croce, le braccia legate, le mani inchiodate.
Ho ripensato a questa nostra povera comunità fatta di uomini,
chicchi di grano troppo spesso dispersi dal vento della divisione.
Trasformarci in farina bianca,
bagnaci con la rugiada di uno sguardo misericordioso,
impastaci sotto il peso della tua Croce,
cuocici nel fuoco del tuo Spirito Santo perché diventiamo pane dorato,
tuo pane profumato: “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo”. (2 Corinzi 2, 15)
Fornaio celeste, eccoci tua Comunità per essere mangiati da chi a fame di Te.

 

Padre Etienne

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