L’extracomunitario

Quante volte, durante i nostri campi estivi, abbiamo osservato gli animali selvaggi!
Piccoli o grandi, hanno tutti gli stessi istinti!
Furbi e vispi, corrono veloci seguendo le loro solite piste,
sicuri perché annusano gli odori conosciuti.
Ma quando spunta una presenza straniera fischiano le difese,
accelerano gli spostamenti fino alla tana,
rizzano i peli e mostrano le unghie pronti alla battaglia.

Anche nel cuore dell’uomo si nasconde un animale selvaggio che agisce per istinto,
pronto a difendersi dallo straniero.
Percorre le solite vie con i soliti negozi.
Riconosce i soliti rumori ed i ritmi regolari del suo quartiere.
Frequenta italiani perbene, tutti cresciuti in famiglie perbene.
Incontra persone che parlano la stessa lingua, con lo stesso colore di pelle... Ma tutti italiani!
Finalmente si sente al sicuro a casa sua, tra le sue mura, protetto dalle solite abitudini.
Quello è il suo piccolo universo: Casa dolce casa!
Solo così l’uomo si sente al sicuro.
 

Ma un giorno è arrivato l’extracomunitario!
Non ha chiesto niente.
Senza nessuna pretesa, si è stabilito nella casa all’angolo della strada.
Una casa abbandonata che nessuno voleva perché umida e rumorosa.
Dopo di lui è arrivato un altro e poi tre insieme, poi quattro con la famiglia, e poi un’infinità di extracomunitari.
Odori nuovi e acri filtrano nelle scale del palazzo.
Si vedono vestiti colorati e diversi.
Per le strade tranquille d’un tempo, si sente parlare strano e straniero.
Mangiano cibo non italiano e con usanze che lasciano molto perplessi.
Lasciano sporco dove era nitido e “civile”.
I loro bambini si moltiplicano dappertutto, come l’erba lungo le strade,
ingombrano con il loro chiasso davanti al portone dei palazzi,
urlano per le piazze divertendosi con i loro poveri giocatoli,
invadono le scuole del quartiere con la loro vitalità.
 

Decisamente la società italiana è cambiata!
Prima, ognuno si sentiva a suo agio con persone dabbene e che parlavano un linguaggio dabbene.
Ma adesso si è infiltrato lo sconosciuto.
E’ ora di difendersi dall’invasore per non rischiare di perdere le dignitose abitudini italiane!
Ognuno deve fischiare l’allarme e prendere le difese contro il diverso.
Conviene rizzare i pregiudizi per evitare i contatti con lo straniero.
Ciascuno si nasconde dietro barriere per salvarsi la pelle.
L’incomprensione è tanta! La rabbia cresce! Le facce si fanno dure! Gli occhi si chiudono!
 

E’ nata una società multiculturale!
Perché non interessarsi, prima di condannare?
Perché non osare un confronto con chi consideriamo “invadente” e giocarsi con costumi nuovi?
Perché non arricchirsi con la diversità dell’altro?
Non esiste altra pista da percorrere.
Sarà lunga, faticosa, ma porterà ad un arricchimento per ciascuno, se al centro di ogni attenzione esiste anzitutto il rispetto dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Ci saranno sicuramente delle tensioni, delle difficoltà, ma la società è chiamata a crescere verso l’unità nella diversità.
E’ la vocazione di ogni società perché, al di là del colore della pelle, della lingua, dei costumi o del modo di mangiare... esiste l’Uomo, fatto per la Comunione.
 

La forza del Vangelo interpella gli artifici della pace per costruire questo ordine nuovo:
 “Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,  di ogni nazione, razza, popolo e lingua.
Tutti stavano davanti al trono e davanti all’Agnello avvolti in vesti candide e portavano palme nelle mani!” (Apocalisse 7,9)

 

Padre Etienne