Riscoprire i ritmi naturali della vita

 

Sono appena tornato a casa.
Vacillante, ho lasciato la borsa in corridoio e mi sono buttato sul divano, distrutto!
Come il pugile, ho lottato fino all’ultimo, ma  adesso mi arrendo sotto la valanga dei colpi.
Eccomi, Signore, sono ridotto a pezzi, senza unità, senza pace, senza senso!

Sono ormai mesi che ho iniziato questa maratona lavorativa per competere nella società della produttività ad oltranza.
Come l’atleta, scatto la mattina presto per evitare di soffocare nel traffico disumano, ma arrivo in ritardo e sono squalificato per colpa della poca puntualità di treni e mezzi pubblici!
Salto i pasti tante volte o mangio un boccone veloce perché bisogna recuperare tempo e non perdere un contratto nuovo, per fare tanti soldi. Il lavoro lo esige!
Con lo sguardo inchiodato verso la meta aziendale da raggiungere, non contano più gli incontri umani e le attenzioni alle persone.
E’ solamente tempo perso ed è meglio evitarli come l’indifferente che corre nella folla e si rifiuta di vedere.
L’importante è concentrarsi sui due cellulari che squillano in contemporanea per comunicare più velocemente con i produttori!
E progressivamente mi sono lasciato inghiottire da questa giungla dove tutti i colpi bassi e disonesti sono permessi, basta non essere visti!

Questa decantata società ricca e complessa mi ha rubato la mia identità.
A ritmi estenuanti e frazionanti, ho cercato rimedi esagerati e squilibrati per colmare i miei vuoti di vita e di senso:
ho passato ore in palestra o a fare sport estremi scaricando la rabbia compressa nella mia testa e in ogni muscolo del mio corpo;
ho trascorso le notti del sabato senza sonno tra divertimento con amici al bar e in discoteca, o i giorni della domenica a dormire stremato e senza voglia di alzarmi;
ho scherzato con l’amore per sfogare il mio istinto, rimandando sempre a più tardi un’attenzione affettuosa perché non si sa amare quando si è a pezzi, e soprattutto perché non si può perdere tempo ad amare seriamente quando si deve reggere la dura competitività.
Signore, la mia non è più una vita, ma uno stress continuo tra ciò che è stato ieri, ormai  svanito nel nulla, e ciò che sarà domani!

Amico, figlio del mio Amore, ravvediti prima di cadere in un esaurimento che ti lascerà senza forza.
Sono io che ho creato l’uomo e sono io che ti ho modellato con un po’ di terra.
E’ ora di riscoprire i ritmi naturali che vengono dalla terra:
È la mia Alba e il mio Tramonto che ti ricorderanno che esistono dei ritmi regolari: un tempo per il giorno e un tempo per la notte.
E’ il mio Cielo stellato, immune dall’inquinamento luminoso, che ti aprirà il cuore agli spazi sconfinati del mio universo e dove qualsiasi chiasso notturno sarebbe una bestemmia di fronte al mio Silenzio che è preghiera.
E’ la mia Strada con i suoi chilometri – ciascuno formato da mille metri - che ti reinsegnerà a camminare. E, passo dopo passo, riscoprirai lo stupore del tuo corpo partendo dai tuoi piedi!
E’ la magia del mio Fuoco di bivacco che ti farà gustare la densità dell’attimo presente, nella dolce presenza di una Comunità allegra.
E’ l’intensità del mio Sguardo che ti penetrerà quando accoglierai lo sguardo del tuo vicino e ti sentirai prezioso ed amato perché unico al mondo!
Allora ritornerai ad essere un uomo – e non più robot - come l’ho sognato io e fatto io, creato a mia somiglianza ed IMMAGINE.
Diventerai come me, ciò è Dio! “A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome.” (Giovanni 1,12)

 

Padre Etienne

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