Come coltivare la fede con la vita di comunità?

 

Come si è visto, gli strumenti per coltivare la fede sono quattro: la vita di preghiera, la vita sacramentale, la vita di servizio e la vita di comunità. Sono rispettivamente simboleggiati dalle figure di Maria, Gesù, Marta e la Casa dove si è fermato il Pellegrino.
La fede non è mai individualista! Credere non può essere un atto isolato. Nessuno infatti si è dato la fede da solo, così come nessuno si è dato l'esistenza da solo. Non si può credere da solo, così come non si può vivere da soli. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri. “... Chi crede non è mai solo” (Benedetto XVI).
La Comunità cristiana è come una ‘palestra’ per vivere la fede. E’ il luogo per esercitare la relazione, allenare la comunicazione, temprare gli incontri reciproci, stringere la comunione con i fratelli e le sorelle, ma soprattutto con Cristo. Pregare insieme, servire insieme, litigare e perdonarsi insieme, festeggiare e celebrare insieme... sono i tanti momenti per stare con Cristo, realmente presente in mezzo alla Comunità. La Comunità è il luogo ove il Signore si ferma ‘in mezzo’ ai suoi discepoli: “Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’ ” (Giovanni 20,19). Ancora: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo 18,20). E’ Lui che aggrega, nutre, raduna e mantiene la Comunità cristiana. Non esiste vita di fede seria senza vita di Comunità.

La Comunità non è solo incontro con Gesù, ma anche incontro con i fratelli e le sorelle dietro ai quali si nasconde un altro volto, il Volto di Dio! In una Comunità, ogni persona illumina l’altro con la luce della propria fede. In un certo senso, essere membro di una Comunità è diventare ‘vetrata’ per irradiare la fede sugli altri. La luce è una sola, ma le ‘vetrate’ sono tante e diversamente colorate. Ciascuno filtra la luce attraverso il proprio carattere, il proprio genio, con la propria debolezza, per la gioia e lo stimolo di tutti! Tutte le ‘vetrate’ messe insieme fanno un arcobaleno di colori viventi, radunati nell’unica bandiera della fede per proclamare la pace!
La Comunità - questa ‘palestra della fede’ - permette di vivere esperienze uniche. E’ lei che offre occasioni d’incontri particolari con persone significative o con ‘maestri di vita’ per provocare e stimolare la fede. Cosa sarebbe la vita di tante persone senza l’Incontro unico e irripetibile con una persona di fede? Un incontro però che è stato reso possibile solo perché c’è stata la Comunità! Sì, la Comunità cristiana è dono!

Essere Comunità non significa essere gruppo di amici del divertimento e compagni del tornaconto. E’ molto di più! Essere Comunità vuol dire camminare insieme verso la stessa meta, significa essere ‘cordata’ di persone solidali indirizzate verso la stessa vetta. Esiste il primo della ‘cordata’ che apre la strada, poi gli altri lo seguono e se uno si smarrisce può ritrovare la sua direzione. La Comunità cristiana è luogo di accoglienza e di appoggio. Ciò non è poco quando l’isolamento e la solitudine – oggi più che mai - minacciano i rapporti nella società e nella famiglia! Ritrovarsi con persone amiche, indirizzate verso lo stesso ideale, è un gran dono! Allora si sente protezione, solidarietà e calore! “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola” (Atti 4, 32). Per fare fronte a un mondo che ha cancellato la fede, soppresso Dio e che si oppone a scelte di vita cristiana, ci vuole assolutamente la Comunità per non smarrirsi, per trovare forza, per custodire la gioia della fede. Insieme si è sempre più forti! “Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” (Qoelet 4, 9-10).

È veramente bello stare insieme, condividere momenti intensi di fraternità, di calore e di condivisione! Ma è altrettanto vero che è una faticaccia fare Comunità insieme: saranno i caratteri, le incomprensioni, le chiusure, le invidie o gli egoismi, ecc... sono tutte ‘forze centrifughe’ che rischiano di fare esplodere e dividere i rapporti di Comunità! Non è appunto il comportamento di Marta con Maria, due sorelle che litigano e che si accusano? Al di là della forza centrifuga però, esiste la ‘forza centripeta’ che ricentra le relazioni sull’Essenziale, superando i limiti e le offese. Questa forza è Cristo! E’ lui a rasserenare le due sorelle. E’ lui che rafforza le relazioni danneggiate dall’orgoglio, che riporta in ogni Comunità la pace.

Infine, quando si vive nelle piccole Comunità cristiane è importante non perdere di vista la grande Comunità che è la Chiesa. La Chiesa non si definisce come ‘istituzione’, come se fosse un’opera fatta da uomini di potere, una specie di ‘multinazionale’. La Chiesa è Mistero di Comunione di Dio con gli uomini e dunque degli uomini tra di loro. Vivere la Chiesa è avere la consapevolezza di far parte di un mistero, di essere in comunione con persone sconosciute, di ogni parte del mondo, di ogni tempo, di ogni estrazione sociale: è la comunione dei Santi. E’ sapere che non si è mai soli,  perché accanto a noi c’è Gesù, ma anche perché in ogni istante della giornata c’è la Chiesa che ci accompagna e prega per noi attraverso i suoi membri, nelle comunità contemplative sparse nel mondo, ma anche con la vecchietta e il malato che dicono un semplice rosario silenzioso. La Chiesa è una realtà che supera, misteriosamente e insieme infinitamente, la somma dei suoi membri. Dunque l’esperienza di Comunità o di gruppo è importante, ma va vissuta dentro la Chiesa... anche se è spesso occasione di fatiche! Eppure è condizione fondamentale per la buona salute della propria fede.


Padre Stefano
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