Come coltivare la fede con il servizio?

 

Chi ha una fede viva non può stare con le mani in mano, distaccato dai problemi degli uomini. Una fede intensa non distoglie dall’impegno della storia. Aprendo il cuore all’amore di Dio, l’uomo lo apre meglio agli uomini. Non è l’esempio che ci dà Gesù quando, nell’ora dell’ultima Cena, si alza da tavola, depone le vesti, prende un asciugatoio per lavare i piedi dei suoi discepoli? Gesù passa dalla celebrazione dei Santi Misteri del suo Corpo e del suo Sangue al Servizio della sua Comunità.
Egli attinge energia nel Dono del suo Corpo e del suo Sangue per trovare la forza di spogliarsi e lavare i piedi dei suoi, come erano soliti fare gli schiavi! Che esempio! E’ una provocazione che ci spinge a ricevere nella celebrazione dell’Eucaristia il coraggio del Servizio. (Vedi Giovanni 13, 1-11).
Scendere nel mondo del Servizio non è abbandonare Dio trovato nella preghiera, ma è incontrarlo diversamente, scoprendolo nel volto del povero e del bisognoso: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Matteo 25, 37-40). Lo dice ammirevolmente San Vincenzo de’ Paoli: “Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Dio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate l’orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E’ una grande Signora. Bisogna fare ciò che comanda!”.
Non di rado nel Servizio stesso, si nasconde una sottile tentazione. Certe volte, succede che il Servizio diventa un’occasione di ‘distrazione’ e di allontanamento dalla fede perché si dà troppa importanza al solo ‘fare’, mettendo da parte Dio! Questo succede quando diamo una fiducia esagerata all’opera delle nostre mani, come se i nostri eccellenti programmi bastassero per cambiare il mondo. Si rischia di fare tanto Servizio per i fratelli, facendo a meno di Dio! E’ stata la tentazione della generosa Marta: presa dagli impegni dell’accoglienza e assorbita dalle mille cose da fare, rischiava di perdere l’essenziale, cioè il suo Ospite! “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno” (Luca 10, 41-42). La generosità del Servizio passa per la qualità della fede.

Tuttavia rimane una domanda importante, ed è questa: quale è la mia disponibilità a servire? Quanta generosità ho per venire incontro ai bisogni di chi chiama? La risposta non è sempre evidente! A guardarsi bene attorno, certe volte non si vede altro che egoismo, ricerca del proprio comodo e durezza di un cuore che si rifiuta di vedere la sofferenza! E’ il modo di fare di una società che punta alla sola produzione, all’efficientismo, mai disposta a perdere tempo per servire con gratuità. Delle volte, c’è da scoraggiarsi! Questo egoismo minaccia anche chi pretende di avere fede, ma una fede... morta! La Parola di Dio risponde senza mezzi termini a questi fannulloni: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere (servizio)? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: ‘Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere (servizio), è morta in se stessa” (Giacomo 2, 14-18).
Invece chi ha una fede viva non può stare con le mani in mano! Agisce! Prende iniziative! Scende nel mondo e si sporca le mani! La fede non può rimanere qualcosa di astratto, ma ha sempre delle ripercussioni sociali quando s’impegna a cambiare certe strutture sociali, per operare il bene e stare più vicina all’uomo bisognoso. La qualità della fede passa per la generosità del Servizio!


Padre Stefano