Come fare per accogliere il dono della fede?

 

Come e cosa fare per scavare un desiderio e fare nascere una fame in un mondo dove si possiede tutto e si pensa di essere tutto? Come fare perché l’uomo possa ritornare ad essere un ‘mendicante’ di felicità vera? Come fare per aiutarlo a riaprire la sua mano per ricevere il dono di Dio, lui che “ricolma di beni gli affamati e rimanda a mani vuote i ricchi?” (Luca 1, 53). Ecco delle domande acute ed urgenti!
Per rispondere, bisogna creare delle opportunità perché l’uomo di oggi possa riscoprirsi. Forse la prima cosa da fare è farlo ‘uscire’ dal suo mondo facile e comodo. Il chiasso della città, i ritmi frenetici, il benessere, le distrazioni, la confusione dei pensieri e dei cuori ,fanno galleggiare l’uomo alla superficie di se stesso, senza mai costruirsi. Si perde in un vortice di dubbi.
Dove trovare un ambiente reale con il quale si potrà misurare? La natura, fatta di montagne, di campagne, di boschi, di cielo, di stelle, di notti, ecc... Questa natura è sicuramente una risposta valida. Non è possibile barare con la natura: la notte è davvero buia, l’acqua bagna davvero, il sole picchia davvero, la sete fa male, la strada è lunga, la terra è bassa e scomoda, i tramonti sono sorprendenti di bellezza, ecc... Ecco i tanti mezzi per risvegliare la persona intorpidita dalle apparenze di un mondo rassicurante. L’avventura, la strada, il camminare a lungo per chilometri, la vita all’aperto, il silenzio, ecc... non tardano a manifestare quanto la persona è vulnerabile, quando non è più protetta da tutte le sicurezze del mondo. Questa vulnerabilità è necessaria, anzi è educativa! E’ la prima tappa per creare un bisogno nel cuore. Il corpo ritrova allora i suoi meccanismi di difesa, i sensi si fanno più acuti, i disagi tipici del vivere all’aperto costringono a reagire, ad organizzarsi, a sviluppare il carattere. E pian piano la persona impara di nuovo a stimarsi, a volersi bene tale e quale è, così com’è! Il cuore scopre dietro la bellezza del creato un’altra Bellezza. E’ il primo passo verso la maturità umana e verso l’uomo responsabile.
Non si parte da soli nella natura, ma insieme, in comunità. I pericoli della nostra società tecnologicamente sviluppata nell’arte della comunicazione, sono l’individualismo e la solitudine. Ne soffrono troppe persone. La comunità è l’antidoto. In essa si impara a tessere una rete intensa di relazioni più o meno felici, ma sempre basate sulla fiducia che cresce in comunione ,per costruire la comunità. E’ anche il luogo dell’incontro, perché la qualità di una vita passa per la qualità di certi incontri. E’ il luogo del confronto per offrirsi ricchezze e debolezze. La comunità è una tappa d’obbligo per maturare la persona e aprirla sul volto degli altri, dietro il quale si nasconde un... altro Volto.
Quando la persona comincia a stare meglio con se stessa, scopre in sé un coraggio nuovo per osare delle scelte. Certo, la paura esisterà sempre, ma il ragazzo non teme più di dare la propria parola, di impegnarsi e di rimanere... fedele! Progredire nelle scelte è far brillare su di sé la bellezza del progetto di Dio che ci ha creati a ‘Sua immagine e somiglianza’. In altre parole significa essere responsabili! E’ il segno che ormai esiste una disponibilità ad accogliere il dono della fede, è la garanzia che l’humus del proprio cuore attende il seme della Parola di Dio. Invece, come faranno ad accogliere la ‘fede’ coloro che non sono mai ‘fede-li’ alla propria parola?
Lo scoutismo, con il suo metodo educativo, ha qualcosa da dire, oggi più che mai! Con il gioco, con l’avventura, con la scoperta della natura vera ed esigente, con la strada, il servizio attento ai più piccoli, con la scelta, la fedeltà all’impegno preso, con la vita di comunità, ecc... Tutto questo sviluppa nel ragazzo un sano umanesimo e lo educa progressivamente ad essere uomo e donna responsabile. La capacità dell’ascolto degli altri e di Dio, la disponibilità generosa, la perseveranza nelle difficoltà, il carattere costante, l’ammirazione del bello, specchio della Luce di Dio sono le basi umane e necessarie perché, finalmente, possa essere accolto il dono della fede. Non è raro che, dopo un Campo estivo, una Route vissuta in stile, il giovane ‘ateo’, illuminato dall’incontro di una persona credibile, si ravveda e cominci ad orientare la sua vita verso nuovi orizzonti: quelli della fede!

Sì, lo scoutismo è un metodo educativo naturale... aperto al soprannaturale! Esso è una valida proposta che educa i ragazzi ad avere i ‘piedi per terra’ (cioè uomini reali!), con ‘la testa sulle spalle’ (cioè uomini responsabili!), ma ‘gli occhi verso il Cielo’ (cioè uomini che vivono la fede!). Gesù lo conferma, insistendo spesso nel Vangelo: “Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono!” (Matteo 13, 16). La condizione primaria dell’accoglienza della fede è avere gli occhi e le orecchie del corpo e dello spirito aperti e disponibili. Lo scoutismo rende questo grande servizio ai giovani, quando esso gioca bene le regole del suo gioco!

Padre Stefano
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