E’ necessario il dono soprannaturale della fede?

 

Ricordatevi come all’inizio abbiamo cominciato con una riflessione sulla fiducia per rispondere poi alle vostre domande sulla fede. Abbiamo visto che fede e fiducia seguono lo stesso movimento intellettuale, il quale consiste nell’affidarsi ad una parola per poi accoglierla. Tuttavia fiducia e fede si distinguono in quanto la prima è un dono naturale che permette una relazione tra due persone umane, invece la seconda è un dono soprannaturale che crea una relazione tra l’uomo e Dio.
La differenza è talmente grande tra creatura e Creatore che ci vuole un aiuto particolare di Dio per stabilire questa relazione. L’uomo, da solo, non ce la fa! Ci vuole dunque il dono della fede. “Perché si possa credere, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muove il cuore e lo rivolge a Dio, apre gli occhi della mente, e dà a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” (Concilio Vaticano II). Senza tale dono, la Parola di Dio e il suo messaggio non hanno nessun valore particolare. Potrà essere letta come evento storico, culturale, filantropico, ma sicuramente non salvifico!

La fede è dono non solamente nella sua nascita, ma anche nella sua crescita: “Né colui che pianta è qualcosa, né colui che innaffia, ma solo Dio che fa crescere” (1 Corinzi 3, 7). Nella fede tutto è divino! La parte dell’uomo consiste nell’accogliere il dono che Dio gli fa. Interessante notare però che la crescita della fede non è per niente lineare, come potrebbe essere la crescita della spiga di grano. La crescita della fede somiglia piuttosto alle stagioni dell’inverno e della primavera. L’inverno sembra una stagione morta, invece le piante non smettono di lavorare, assorbendo la linfa nelle loro radici per poter poi, esplodere di vita e di energia quando arriverà la stagione successiva. Ad un periodo di freddo e di apparente morte è seguito un periodo rigoglioso e fecondo. La fede segue lo stesso andamento. Ci sono periodi nella vita cristiana che sono lunghi come la traversata del deserto, tutto appare come una prova, senza consolazione né da parte di Dio, né da parte degli uomini, le tentazioni si fanno più forti, la Parola di Dio, il vivere i Sacramenti, la disponibilità per servire il prossimo, la vita ecclesiale in parrocchia o in altri gruppi,... tutto, assolutamente tutto diventa una prova! E’ il tempo della verifica. Dio saggia i suoi amici nel crogiuolo. E’ il momento di perseverare, di supplicare, di gridare verso il Cielo che pare muto e senza risposta. Già gli Apostoli non smettevano di pregare in questo senso: “Accresci in noi la fede!” (Luca 17, 5). Questa tenacia a non mollare però, riempie il cuore di una fede pura, come la linfa riempie le radici della pianta durante il periodo invernale. Ma dopo la prova dell’inverno, arriva la gioia festosa della primavera con i suoi fiori e abbondanti frutti, senza mai conoscere autunno: “Ogni tralcio che non porta frutto, lo taglia. E quello che porta frutto, lo pota perché frutti di più” (Giovanni 15, 2). Questa crescita della fede è dono di Dio. La parte dell’uomo sta nella sua responsabilità attiva a prepararsi ad accoglierlo, nella preghiera, nella supplica, nella perseveranza. 

Padre Stefano