Il reale, porta aperta sulla verità

 

Sarà interessante cominciare questa riflessione, riportando un articolo del famoso giornale francese “Le Monde” di alcuni anni fa (2007) intitolato: “La Chiesa sarà vinta dal liberalismo”. I brani citati sono abbastanza rappresentativi ad indicare quale aria tira nelle nostre società occidentali sviluppate e moderne: “Ciò che è in gioco non è tanto il liberalismo economico, quanto il liberalismo culturale: cioè una separazione tra il religioso, il politico, l’economico e soprattutto una frattura tra la sfera del pubblico e del privato. La Chiesa non ha smesso di condannare la privatizzazione del religioso. Oramai, la soggettività prende il passo sul dogma in quanto è considerato religioso ciò che io definisco come tale. Al posto di una definizione esterna, oggettiva e istituzionale del religioso, si ha ormai una definizione personale e mobile di esso. Questo soggettivismo va di pari passo con il relativismo. Detto in altre parole, l’essenza stessa della modernità liberale ammette l’esistenza della verità, ma essa dipende da colui che ne fa l’esperienza, e non più da un’autorità che la impone (...). E’ difficile per la Chiesa rinunciare al suo primato della definizione della verità. Esiste, secondo il suo punto di vista, un’oggettività dei contenuti della fede. Questo modo di pensare è contrario a quello della nostra cultura, nella quale è il soggetto che decide di ciò che è vero, buono o giusto per lui. Nel concetto ‘relativismo’ è contenuto quello di ‘relazione’, in quanto è vero ciò che è relazione con me (...). Il soggettivismo va di pari passo con una certa eterodossia, in quanto ognuno sceglie tra i dogmi in cui credere, solo quelli che sono giudicati buoni per sé e che danno maggior conforto (...). In una società liberale – cioè relativista - niente può resistere alla promozione del soggetto sovrano. La Chiesa è stata vinta su questo punto dal liberalismo. Le altre religioni lo sono già o lo saranno a loro volta. Ad esempio, la disaffezione dalla pratica religiosa è manifesta nell’Islam, ad eccezione del il ramadan che è vissuto con accuratezza, forse a causa del suo carattere collettivo. Si parla ormai, non solo di cristianesimo ‘self service’, ma anche di religioni ‘self service’ dove si prende secondo i bisogni e le necessità”.

 

Il rischio di non essere più veritieri con il cosmo, con l’uomo, con se stessi e con Dio, è in agguato ad ogni istante. E’ un pericolo che minaccia l’uomo, oggi, ieri e sempre! L’intelligenza umana, ferita dal peccato originale, è ottenebrata. Non tarda a scivolare dal reale all’ideale. E’ allora che comincia il dramma! Infatti quando l’intelligenza si coniuga con l’orgoglio, rifiutando di obbedire alle cose così come sono e tagliando il contatto con la realtà, essa trasforma la verità oggettiva in una ‘verità’ soggettiva. Il dato primario non è più il reale e l’esistenza concreta delle cose, ma l’idea, il concetto. Il solo pensiero umano diventa misura di verità. Il soggettivismo dirà quindi: “Penso, dunque sono!” Ma la vita di un individuo può dipendere dal suo solo pensiero o dai suoi soli sogni? Se così fosse, la verità delle cose dipenderebbe unicamente dalle nostre idee.
Oramai manca poco perché l’uomo si ritenga creatore e si consideri un dio! Ecco raggiunta la vetta dell’orgoglio! E’ stata ed è sempre la grande e fondamentale tentazione dell’uomo, raccontata a mò di parabola nel terzo capitolo della Genesi. Sembrerà una storia alquanto ingenua, invece è talmente attuale. Rileggiamola ancora una volta: “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: ‘E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?’. Rispose la donna al serpente: ‘Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete’. Ma il serpente disse alla donna: ‘Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male’. Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture” (Genesi 3, 1-7).


Quando l’uomo perde il contatto con l’oggettività del reale, il suo punto di riferimento diventa se stesso. La verità quindi non è più unica e oggettiva (perché aderente alla realtà), ma molteplice, soggettiva e mutevole (perché frutto del pensiero dell’uomo). Essa si evolve, va e viene a secondo i capricci e le circostanze della politica, della storia, delle mode, della cultura, dei mass media,... A questo punto scetticismo e relativismo si infiltrano subdolamente nell’intelligenza, indebolendola e insinuando in essa il dubbio sistematico.


Oggi più che mai - l’articolo di “Le Monde” l’ha dimostrato – il relativismo è diventato il ‘credo’ della nostra cultura. Quando la società fa del soggettivismo/relativismo una sorta di dogma, viene di sicuro a mancare la luce della verità. In questo contesto, dove i valori sono mutevoli, osare parlare di verità è considerato pericoloso e ‘autoritario’ e ciò appare spesso come un’offesa alla libertà della persona. Ma le conseguenze non tardano a farsi evidenti – anche se si nega questa stessa evidenza – e si comincia a dubitare della bontà della vita stessa, dell’uomo stesso e di certi valori fondamentali, senza i quali non esiste, né vita, né società. “Il relativismo è l’urto della religione dell’uomo che si fa dio, con la Religione del Dio che si fa uomo!” (Paulo VI).
Se la verità è soggettiva, è permesso fare ciò che si vuole ed agire in qualunque modo, senza far riferimento a valori certi, ma solo alla propria soggettività e al proprio ‘Io’. Allora qualsiasi dialogo diventa impossibile. È la legge della giungla e il regno del caos: tirannia e totalitarismo, con i loro diversi nomi e sotto tutti i loro aspetti, avranno ben presto la meglio. Il secolo appena finito ne ha pagato assai caro il prezzo con i nazismi, i fascismi, i comunismi... e tutti gli altri. Oggi è cambiato qualcosa? Il pericolo è esattamente lo stesso, ma ha solamente cambiato volto e nome. Basta infatti guardarsi attorno per capire come l’intelligenza e l’agire umano siano oggi alla deriva, generando il pensiero debole. I vari sistemi politici o economici, questa società in cui la tecnica ha invaso ogni campo, questa vita consumistica, volta al piacere hanno progressivamente distaccato l’uomo dalla natura, dal reale, dalla norma voluta da Dio per il bene dell’uomo... Ormai si può fare come pare a ciascuno...


“Lo stolto pensa in cuor suo: “Dio non esiste”!
Sono corrotti, fanno cose abominevoli,nessuno fa il bene!
Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo
per vedere se c’è un uomo saggio che cerca Dio.
Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti,
nessuno fa il bene; neppure uno!”
(Salmo 52, 2-4)

 

Considerando tutto ciò che è stato detto, forse sarà il caso di ripartire dall’inizio, cioè dal reale.
In pratica, che cos’è il reale? In un certo modo è tutto ciò che esiste! Tutto ciò che è!
I Goumier conoscono la realtà per averla riscoperta durante la loro settimana, senza finzione, senza apparenze, senza bugie. Volenti o nolenti hanno ricevuto il suo urto nel loro corpo, si sono misurati con essa e l’hanno accolta come è. Questo abbraccio con la realtà, l’hanno vissuto camminando al passo lento del pellegrino, nelle salite e nelle discese, sotto il sole impetuoso che non da tregua, forse sotto l’acqua che bagna e rende tutto più difficile e lento, durante le notti fresche o troppe calde passate sul suolo duro della terra, cercando la legna per accendere il bivacco, portando le taniche piene di acque sopra lo zaino già pesante di suo, pazientando per andare al passo del vicino che cammina a fianco, apprezzando il benessere di un sospirato lavaggio, godendo un orizzonte di stupenda bellezza e dei profumi serali,... E’ il contatto con la terra, l’umile terra che insegna la realtà. I Goumier, come i contadini, come i marinai o i pellegrini si mettono alla scuola delle cose come sono, del reale! Così diventano anche loro...reali!


La realtà, ossia ciò che esiste e ciò che è, non può essere ridotta a sola definizione e a puro concetto.  La realtà è sempre più vasta di quanto non appaia, sovrasta di gran lunga il pensiero umano e non si lascia facilmente conoscere dallo spirito. Essa è insieme aspra e complessa. La realtà è decisamente misteriosa all’uomo, ma non cessa mai di intrigarlo e provocarlo. Per arrivare ad avvicinarsi ad essa, conoscerla e accoglierla come è, l’uomo deve tenere svegli i suoi sensi e viva la sua intelligenza. Di questo i Goumier ne sono consapevoli! Sanno anche che il pericolo di non essere sinceri con la realtà è frequente, per il semplice fatto che spesso si è persa l’unità interiore della propria persona a causa dei ‘bombardamenti’ di una società schizzata e disumana. Quando le forze fisiche, mentali, psicologiche, spirituali e relazionali vanno in tutti i sensi, senza ordine e secondo il capriccio del momento, è impossibile essere in armonia con la realtà, conoscerla e dunque essere veritieri con se stessi, con il mondo e con Dio!
Il raid Goum (cioè una settimana di deserto, a piedi, vissuta in povertà vera, in compagnia di sorelle fratelli di strada...) è il perfetto antidotto alla vita moderna che non cessa di disperdere le forze dell’uomo e ridurlo all’impotenza. Per sette giorni, i Goumier si ‘ricentrano’, ritrovano la loro unità personale, per aprirsi alla realtà, conoscerla con piena adesione e corrispondenza. Pian piano i Goumier si lasciano invadere dalla verità e dalla sua luce. Alla fine del Goum tutto quadra: accogliendo le cose così come sono, si diventa veritieri con se stessi, con gli altri e con Dio. Questa verità vissuta non tarda a tradursi in libertà di scelta per osare iniziative durature di generosità, di servizio e di dono fecondo... una pista che si apre sulla felicità! Chi non la sogna in cuore suo?

 

Ma cos’è la verità? Pilato si era già posto la domanda tanto tempo fa! (vedi Giovanni 18, 38). I Goumier sanno che la verità è innanzi tutto nella mente, quando questa si lascia misurare dalla realtà. La verità, infatti, non è altro che la conformità tra il pensiero e la realtà che esso esprime.
Essere veritiero ha una conseguenza non indifferente: quella di essere umile, e ciò per il semplice fatto che la verità è adesione alle cose come sono. L’etimologia di ‘umile’ è ‘humus’ (che significa terra). L’umile è colui che conosce e corrisponde alla ‘terra’ cioè alla realtà, per diventare veritiero con essa. La sua umiltà lo arricchisce! Essere umile non significa essere una ‘piccola cosa’, bensì aderire pienamente alla verità della propria vocazione e al progetto d’amore che Dio ha per ciascuno. Maria è uno splendido esempio d’umiltà quando, visitata dall’angelo, aderisce generosamente alla Parola di Dio per diventare Madre di Gesù. La sua umiltà la fa grande: “L'angelo le disse: ‘Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... Allora Maria disse: ‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’. E l'angelo partì da lei”. (Luca 1, 30...38). I Goumier vogliono seguire l’esempio di Maria: con i loro piedi, lungo i chilometri delle loro strade e a contatto con madre natura, imparano l’obbedienza al reale e riscoprono l’umiltà.


L’orgoglioso invece, è colui che è tentato dal proprio Io, lo mette al centro, ne fa il suo punto di riferimento e la misura di tutto. Non accetta le cose come sono e un po’ alla volta si stacca dalla realtà. L’orgoglio ha tanti volti, certe volte l’Io viene esaltato al punto di dominare tutto e tutti; altre volte l’Io è disprezzo a tal punto di non accettarsi e rifiutare i doni ricevuti da Dio. In ambedue i casi però, è sempre l’Io ad essere misura del reale. Ed è così che l’orgoglioso s’impoverisce perché si isola in se stesso credendosi superiore, o cadendo nel disprezzo di se stesso.  

 

Partire per un Raid Goum significa reagire ad una cultura impregnata di soggettivismo e di relativismo! Significa sfuggire l’equivoco, l’ambiguità, il mutevole e mettersi alla ricerca della verità per servirla, vivendola bene

 

Padre Stefano

Joomla templates by a4joomla