Servire è fiorire

 

Nell’avventura Goum ognuno segue il proprio ritmo: chi fa grandi balzi in avanti e chi fa passettini; chi dona generosamente e chi ci prova. Ognuno prende e dà in base alle proprie capacità.
Resta il fatto che la delicatezza del servizio è di coloro che sanno aprire gli occhi e questo richiede una buona dose di osservazione e sensibilità: intuire in anticipo le necessità degli altri per servirli come fossero fratelli e sorelle. Ad esempio, colmare la propria giornata di attenzioni, offrire a chi è vicino qualche frutta selvatica raccolta nelle siepi ancor prima di assaggiarla, porgere la boraccia d’acqua prima di pensare a sé, alleggerire l’altro del proprio zaino divenuto troppo pesante dopo una lunga giornata di marcia, prendere l’iniziativa di organizzare il bivacco serale,... e forse una volta, con umiltà, lavare i piedi di coloro che ti accompagnano: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Giovanni 13, 14-15). Che siano fatti in segreto o meno, tali gesti restano e rimarranno impressi per l’eternità! “La mano sinistra non deve sapere ciò che fa la mano destra” (Matteo 6, 3).
Un Goumier viene riconosciuto tale non per i chilometri divorati, ma per ciò che è in grado di fare col sorriso, dopo una giornata di duro cammino! Al bivacco infatti inizia l’ascensione Goum. Ci sono milioni di persone capaci di camminare. Però, coloro che restano in piedi all’arrivo, superando i dolori ai piedi e la fatica di servire gli altri, sono veramente nello spirito Goum!
Di solito tutto si gioca verso il terzo giorno. È il momento del ‘lascia o raddoppia’. E’ l’occasione buona per superare l’impossibile, ossia ‘il muro del suono’, della stanchezza, per implodere, offrendo tutta la propria energia, la propria creatività e il proprio servizio. Finché non si è dato tutto, non si è dato nulla!

 

Non è raro che le piccole iniziative e le attenzioni rese durante il Goum, risveglino il gusto per il servizio e il senso della responsabilità che sonnecchiano in ognuno di noi. Questi gesti semplici riaccendono scintille di fiducia.
Un Goum è davvero occasione di speranza! Per fortuna, visto che qualche volta c’è da disperare di fronte al comportamento egoistico di tante persone! Sarà l’aria che tira nella società odierna, sarà la paura di rischiare e di giocarsi, saranno le tante giustificazioni o le scuse inventate, ma quando si tratta di chiedere un po’ di servizio e di aiuto, spesso le mani si chiudono, le braccia si fanno pesanti e i cuori si blindano dietro all’egoismo! Ognuno cerca di difendere l’orticello della propria vita e dei propri interessi, senza badare a chi – forse a qualche metro – sta crollando nella disperazione! Accidenti alla durezza che soffoca i cuori, impedisce alle braccia di aprirsi e alle mani di dare senza contare! Ritirarsi davanti al servizio è lasciare dietro a sé un vuoto di amore, un’assenza di vita! Poteva fiorire un sorriso, ma non si è trovato che indifferenza! “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: ‘Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?” (Giacomo 2, 14-16).

 

I tanti chilometri trascorsi insieme, come pellegrini del Dio vivente, raspano gli egoismi, allargano i cuori, sciolgono le mani per servire prontamente. I Goumier si rifiutano decisamente di inventarsi delle scuse o di alzare degli scudi per evitare di servire! Avendo toccato il fondo della loro debolezza, lungo la strada, sono abbastanza vulnerabili e sensibili, per intuire i disagi altrui. Non tardano a venire incontro a chi ha bisogno e ad assumersi delle responsabilità per servire. Le motivazioni che spingono a servire possono essere tante: ad esempio l’attenzione all’altro, la voglia di fare qualcuno felice, il desiderio di lasciare un mondo migliore di come lo si è trovato,... Sono di certo, tutte nobili motivazioni, ma si tratta di sapere quale è la ragione profonda che fa scattare la voglia di servire?
Sarà esagerato dire che la molla che stimola ogni servizio è la ‘passione’? Conviene spiegare questa parola per capirla bene. Va interpretata in due momenti successivi. In un certo senso si può affermare che non esiste passione senza passione, cioè non esiste ‘passione di servire’ senza ‘passione sofferta’. Chi ha toccato con mano certi disaggi o miserie, chi ha visto con i propri occhi certe situazioni scandalose che offendono la persona umana, non può rimanere indifferente. Soffre anche lui per queste persone. E’ ‘compassione’ perché patisce anche lui per loro. Questa è la ‘passione sofferta’! Essa diventa punto di partenza per reagire, buttando tutti questi mali nel Fuoco dello Spirito Santo. Nell’Amore, la ‘passione sofferta’ si è trasformata in ‘passione per servire’, ossia un fuoco che arde, che brucia dentro, che fa male e spinge a fare del bene a chi ne è stato privato! La ‘passione di servire’ è la reazione amorosa della ‘passione sofferta’. Questo linguaggio, i Goumier lo capiscono meglio alla fine della loro avventura e sanno tradurlo poi nella loro vita quotidiana.

 

Cosa significa servire, se non rimanere disponibili al bisogno dell’altro? Il servizio consiste nel mettere una parte della propria vita a disposizione del prossimo. Quanto coraggio ci vuole per rimanere sempre con le mani aperte, il cuore aperto, la porta aperta, la casa aperta per servire! La fatica, l’egoismo, le tante scuse non tardano a mettere a dura prova ogni servizio. E’ la battaglia di tutti. Ma coloro che saranno rimasti fedeli fino alla fine, gusteranno la gioia di essere serviti a loro volta: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Apocalisse 3, 20-22).
Forse conviene fare qui una distinzione tra vocazione al servizio e vocazione al dono. Infatti, un conto è servire e un conto è dare la propria vita! Il servizio non coinvolge tutta la vita, ma solamente una parte di essa, invece il dono di se stessi ha qualcosa di definitivo e irrevocabile.
Il servizio però, proprio perché si apre all’altro senza la pretesa di essere gratificato, è ottima preparazione al dono generoso e completo di se stesso in una vocazione Alta: forse la vita matrimoniale? O il sacerdozio? O la vita consacrata? O la vita missionaria? O altre forme di donazione definitive e generose? Per scoprire o approfondire la propria vocazione ci vuole una certa inclinazione del cuore. Chissà se una settimana di Goum non sia l’occasione giusta per scoprire che “esiste più gioia a dare che a ricevere?” (Atti 20, 35).

 

Servire ha spesso aspetti piacevoli... per fortuna! Offrendo il proprio sorriso, aprendo le proprie mani, dando il proprio tempo c’è spesso un certo riscontro. Seminando la felicità nel cuore degli altri si miete felicità in abbondanza nel proprio cuore. Il vero servitore però, non serve per essere gratificato e per trovare delle soddisfazioni, ma serve soprattutto per fare del bene all’altro. Questa è l’unica motivazione valida per servire. Chi la capisce con il cuore rimane costante e fedele all’impegno preso, anche quando arrivano i momenti dello scoraggiamento e della fatica nel servizio. Invece chi è ancora lontano da questa motivazione, la prima difficoltà è buona per smettere e cambiare servizio, sperando di trovarne un altro che dia altra soddisfazione!

 

Stiamo parlando di cose importanti e belle, cioè del servizio che è così caro ai Goumier. Ma anche nelle cose belle si imbosca certe volte l’orgoglio per rovinare ogni generosità. Il servizio allora non è più aperto agli altri, ma centrato solo sul proprio ego! Quanta umiltà serve per essere degni servitori, per non guardare a sé e alle proprie soddisfazioni, ma solo all’altro dietro al quale si nasconde il Volto di Gesù! Se al posto dell’umiltà si nasconde l’orgoglio, il servizio schiaccia e fa pesare. Non è più un servitore, ma un padrone! “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: ‘Vieni subito e mettiti a tavola?’. Non gli dirà piuttosto: ‘Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?’. Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Luca 17, 7-10).

 

Il grande modello da imitare per capire cosa sia il servizio è Gesù Cristo! Ogni mattina, alla santa Messa i Goumier sentono il sacerdote proclamare: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!”. E’ interessante notare come in ebraico la parola ‘agnello’ sia sinonimo di ‘servitore’. Essere agnello è essere servitore! Cristo Gesù è il vero Agnello perché è il vero Servitore. Il suo Servizio consiste in questo: togliere i peccati del mondo e la schiavitù, distruggere la schifosa morte per ridare agli uomini la risurrezione e vita eterna. “All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: ‘Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10. 41-44).

 

Scendere dagli altipiani dei deserti, per ritrovarsi nella solita città con le solite strade, nella solita casa con le solite persone non è sempre facile! Passare dall’estasi di una Comunità che crede, all’indifferenza di persone che non si interessano di niente, se non dei loro egoismi, è scoraggiante! Ma che importa!? Una settimana passata a respirare l’aria pura, a vedere la bellezza, a mangiare il Corpo di Cristo, dà una tale forza che il servizio trova nuove energie per fiorire là dove Dio ci ha seminato! Servire è fiorire!

 

Padre Stefano

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