La voce del silenzio


Il rumore! Questa continua chiacchiera dall’alba al tramonto, senza pausa e senza sosta! E’ sempre un parlare, un parlare e un parlare! Il telefono che squilla di continuo. Il cellulare che insegue senza mai dare pace. Bisogna chiamare! Bisogna rispondere e bisogna ancora... parlare! Questi discorsi inconsistenti sentiti alla radio, sempre accesa al lavoro o a casa, solo per riempire dei vuoti e nascondere delle paure! Questa intrusione della T.V. o di Internet che assorbono l’attenzione o violano insidiosamente l’intimità della famiglia o delle amicizie! Sono tutti potentissimi mezzi di comunicazione che hanno impedito agli uomini di comunicare! Non siamo entrati nell’epoca della non comunicabilità?
E poi il frastuono incessantedel traffico, l’invasione senza tregua di vibrazioni che arrivano dappertutto: aerei, camion, motorini truccati, treni che passano sotto casa, urli di famiglie che filtrano dai muri degli appartamenti, senza dimenticare il martellamento chiassoso dei mass-media che spiattellano notizie più o meno insignificanti: “Voi, non siete altro che ciarlatani, dei medici da nulla! Chi dunque vi insegnerà il silenzio, l’unica saggezza che potrà esservi utile” (Giobbe 13, 4-5). E’ chiasso di primo mattino, a mezzogiorno, la sera e addirittura la notte, fino a lacerare la nostra vita. Se ci sorprende un attimo di silenzio o una breve occasione per stare con se stessi, allora arriva il... panico! Cosa fare da solo? Cosa dire? Sono minuti angoscianti, perché semplicemente silenziosi. Subito c’è la voglia di buttarsi sul cellulare per chiamare una persona, di accendere la T.V. per distrarsi e alla fine per schivare un faccia a faccia con se stessi! 
Perché gli uomini si costruiscono un mondo sul baccano, al punto di avere il chiasso nella pelle? Perché la nostra società ama il rumore, al punto di farne la sua distrazione? Perché gli uomini si stanno fabbricando un universo senza natura e senza verde, riempito di cemento armato, di città iper popolose, di capannoni industriali, di autostrade e stradoni, di chilometri e chilometri di lampioni al punto di denaturare la notte e perdere i ritmi naturali, di traffico diurno e notturno? Perché i politici edificano un mondo disumano lontano dalla creatura e dal Creatore? A forza di perdere i contatti con Dio però, l’uomo non tarda a perdere i contatti con se stesso. Questo mondo moderno e chiassoso sta generando delle persone che fanno fatica a trovare la loro d’identità. Un clima di paura sta paralizzando la scelta di tanti giovani di andare avanti, per vivere la bellezza della vita, per diventare protagonisti di gioia e felicità... E’ urgente darsi da fare per seminare dei chicchi di Speranza! Chissà che non convenga ripartire anche dal silenzio?

 

Certo, sembrerà un controsenso! Come si può osare parlare di... silenzio? Non c’è il rischio di riempirsi la bocca di parole, di dissertare a lungo sul silenzio e di non fare mai silenzio? Più che un parlare, è necessario un vivere, facendo davvero l’esperienza del silenzio, tacendo e camminando lungo le silenziose strade dei nostri deserti. Allora sì, l’impatto con il silenzio sarà una lezione e ci farà testimoni e profeti del Dio vivente! Conviene però tentare di meditare - anche timidamente – su cosa sia il silenzio per viverne meglio la ricchezza.

 

Il silenzio obbliga! Lo sanno bene coloro che si avventurano per la prima volta nel deserto, come pellegrini! Il giorno del ritrovo li vedi sbarcare dal treno, timidi e sorridenti. Anche loro si portano addosso il loro bagaglio di perplessità e d’interrogativi che dovranno affrontare – per forza – nel silenzio del nostro deserto! E’ allora che comincia l’avventura, non solo quella vissuta con i piedi, ma soprattutto quella che porta ad entrare in se stessi, nei meandri complessi di una vita personale trascurata!
Non c’è da stupirsi se le prime prese con il silenzio disturbano. E’ normale, siamo talmente poco abituati al silenzio e ad ascoltare senza parlare! Non è raro, almeno per i principianti, che un’intima angoscia stringa il loro cuore la prima sera, quando cala il tramonto. Per fortuna, sono talmente stanchi dalla prima giornata di cammino che non tardano ad arrendersi ed a cadere nel sonno! E’ meglio così! Ma il secondo e il terzo giorno le cose si complicano assai! Contano sulle dita i giorni che li separano dalla fine del Goum, ripensando amaramente: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Il silenzio, la fatica, la fame, le vesciche diventano irresistibili giustificazioni per lasciare tutto, tornare a casa e... scappare! Scappare non tanto alla fatica fisica, ma dalla terribile faticaccia della conoscenza di se stessi. Nel deserto, nel silenzio della strada o delle meditazioni mattutine non esistono scappatoie! La rivelazione di se stessi è cruda. Ciò fa paura! Sono mille le domande che ritornano a galla, scontrandosi tra loro con violenza: il timore di crollare sotto lo sforzo? La paura di non essere amato o di essere abbandonato da una persona cara? L’andare troppo solo verso un futuro sconosciuto? Il vedere gli anni passare senza combinare niente che valga?... E tanti altri dubbi! Allora sì, che il silenzio diventa opprimente e fastidioso!
Anche per i nostri pellegrini c’è la possibilità di barare per schivare il silenzio, così da evitare le vere domande riempiendosi di chiasso, ingombrandosi di cose ‘importanti’ da fare! Chi sta sempre dietro al gruppone dei Goumier per cedere volentieri alle chiacchiere vuote, ai pettegolezzi; chi non osa mai affrontare una o più ore di strada da solo per evitare il silenzio e ascoltare il proprio passo; chi ritarda l’inizio della meditazione mattutina inventandosi delle scuse, del tipo frugare nello zaino, stendere il sacco a pelo, lavarsi i denti; chi parla a voce bassa o alta quando si tratta di andare a dormire e di lasciarsi riempire da tutta la bellezza del cielo stellato!
In tutto ci vuole pazienza! Le grandi cose si fanno con il tempo e non contro il tempo. Per i nostri Goumier ci vorranno delle ore, dei giorni, delle delusioni, dei chilometri ristagnando dolorosamente in questo deserto per intuire finalmente nel silenzio una chiamata, ascoltare una Voce, sentire una Presenza! Una volta superato però, il muro dell’angoscia, il silenzio metterà in comunicazione quasi sensibile con il Verbo. E’ la solitudine del deserto che riavvicinerà i fratelli tra di loro, non con scambi vuoti e superficiali, ma con legami irrepetibili e duraturi. Silenzio e solitudine genereranno nel cuore gioia e pace: non si tratta di un’emozione esplosiva, ma di una gioia intima e di alta densità che si tradurrà poi in una intensa luce, visibile negli occhi!

 

L’esercizio del silenzio nel deserto serve a rendere l’acutezza uditiva. Se talvolta silenzio è sinonimo di tacere, significa comunque sempre ascoltare. Il silenzio è una ‘porta aperta su tutte le armonie del mondo esteriore ed interiore. Entriamo anche noi per questa ‘porta’ per esplorare questi mondi!

  • Anzitutto il silenzio esteriore. Sarà utile, all’inizio del Goum, imparare nuovamente a prestare attenzione ai rumori naturali, al soffio leggero del vento, alla sinfonia delle cicale nascoste nei campi di grano, al canto stimolante degli uccelli all’alba, ai silenzi delle meditazioni, dei deserti, delle notti, o semplicemente al silenzio delle soste sotto un albero, verso mezzogiorno, quando la natura tace perché bruciata da un sole impietoso. Questo silenzio esteriore è necessario. Va difeso a tutti costi, va custodito gelosamente e ciò non è facile per niente in un mondo di continuo baccano! Il silenzio esteriore è maestro di vita interiore e spirituale. È laboratorio dello spirito. Non esistono pionieri della scienza, artisti, scrittori, semplici uomini o uomini religiosi che non siano stati assidui discepoli del silenzio. Esso è la condizione per formare profeti e annunciatori di rivelazioni divine. I Goumier appartengono a questa razza di persone.
  • Poi il silenzio interiore. Tra tutti i rumori che ci circondano, quello che fa più chiasso in assoluto è sicuramente quello che sta in noi! Esso consuma e lacera, divide e corrode la nostra interiorità. Impossibile sfuggirgli. Si insinua nel vuoto delle nostre vite, portandosi via la tranquillità. Si agita come violente onde del mare, trascinandoci in discorsi inutili, rabbiosi e permalosi! Il deserto dei Goum potrà quindi rappresentare l’antidoto a questo rumore insidioso. Non è raro infatti, che il suo silenzio imprima in noi calma e pace che rispondono appieno al nostro bisogno di silenzio interiore. Allora, pian piano, i contrasti con l’Io si placano e svaniscono le discussioni vane: “Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento che gettava le onde nella barca. Allora i discepoli gli dissero: ‘Maestro, non t'importa che moriamo?’. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: ‘Taci, calmati!’. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia” (Marco 4, 37-39).

Il silenzio interiore è condizione per ascoltare, non più i suoni naturali, ma la voce della coscienza che interpella. Certe volte il rapporto con essa è fatto di reciproca intesa e di dolce sussurrio, altre volte sono durissimi scontri ed è un dialogo tra sordi! Tutto ciò però è reso impossibile se non esiste un minimo di silenzio interiore. Questa sottile voce del cuore si mischia con la Voce di Dio per indicare una strada, precisare una vocazione, stimolare ad essere più generosi. Per fare ciò ci vuole tanto coraggio. Tante persone si tirano indietro, nascondendosi nell’agitazione per ubriacarsi di frastuono e non ascoltare mai la propria coscienza. I Goumier  non sono tra questi. Hanno troppo a cuore il silenzio del deserto. E’ in questi luoghi solitari che vogliono coltivare l’esigente silenzio interiore per ascoltare, per scoprirsi e maturare delle scelte che, un domani, daranno slancio e forza alla loro vita.

Sarà ancora il silenzio interiore a renderci attenti al mormorio di quell’Acqua viva che sgorga da una Sorgente di Vita Eterna. Ascoltare il silenzio significa rispondergli. Rispondergli significa già pregare e, ben presto... adorare! “L’adorazione! È una parola che viene dal cielo. Mi sembra che si possa definire: l’estasi dell’amore... E cade, come in una specie di svenimento, in un silenzio pieno, profondo. Quello stesso silenzio di cui parlava Davide, quando esclamava: ‘Il silenzio è la tua lode’. Sì, il silenzio è veramente la lode più bella, poiché è quella che si canta in eterno, tra le braccia della serena Trinità” (Elisabetta della Trinità).

Il silenzio divide o moltiplica... per dieci! Esso farà precipitare nel vuoto e nella noia colui che non può far a meno del rumore. Colui che, rifiutando di scendere nella profondità interiore, del proprio io, preferisce vagare, inebetito, nel frastuono assordante. Il silenzio lo infastidisce e la solitudine lo opprime. Non conoscere, almeno una volta nella propria vita, quel silenzio che dà il panico, che agita e fa perdere l’equilibrio è certamente una disgrazia. Bisogna passare per certe vertigini per poi risalire e toccare certe vette!

Il silenzio metterà in comunicazione quasi sensibile con il Verbo. La Parola di Dio, infatti, prima di essere proclamata ad alta voce, si avvolge del silenzio dei deserti! “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, dall’alto dei Cieli la tua Parola onnipotente si lanciò dal tuo trono regale” (Sapienza 18, 14-15).

 

Padre Stefano

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