Anzitutto partire!!...

Sembrerà strano, ma partire non è sempre facile!
Per certe persone è cosa impossibile o quasi! Partire per loro è un’impresa insormontabile. I loro impegni sono talmente assillanti che non hanno mai un attimo per staccare, sempre assorbiti dal dovere e dal fare. Corrono dietro a tutto e a tutti, con il rischio di essere squalificati all’ultimo momento, per non aver mai preso un po’ di tempo per sé.
Per altre persone, partire è un disagio, quello di lasciare le proprie abitudini e soprattutto un comodo benessere, una vita tranquilla. Affrontare nuovi e incerti orizzonti, incamminarsi senza le dovute garanzie, non poter usufruire delle solite condizioni igieniche frena l’entusiasmo, paralizza ogni voglia di novità e blocca la partenza. Si sta a casa, tranquilli e... fossilizzati! Non è il rischio di tante persone – anche giovani – mai partite, ma che credono di essere già arrivate?
Invece, per chi non sopporta il peso e le fatiche della vita quotidiana, partire è sinonimo di scappare. Per queste persone, il partire diventa un fuggire verso l’irreale per non affrontare, con coraggio, le responsabilità. E’ comodo chiudere la propria vita nelle parentesi facili del viaggio, però un giorno o l’altro si dovrà ritornare, per forza. Allora l’urto con la realtà sarà ancora più pesante e faticoso e i sogni si trasformeranno in delusioni.
Forse alla fine partire è abbastanza facile quando si è giovani, senza troppa responsabilità, con pochi impegni seri e lunghi tempi di svago. Si è giovani e si hanno nel cuore sogni e ideali, con la voglia di avventura che spinge verso orizzonti sconosciuti. A loro non importa la scomodità, gli imprevisti e le noie del viaggio. Bisogna partire assolutamente perché si è giovani e un po’... matti!
Ci sono due condizioni necessarie per osare la partenza. Anzitutto prendersi del tempo per riflettere informandosi e facendosi consigliare: è il momento necessario per maturare la scelta. Poi decidere prontamente senza rimettere la propria decisione in discussione. Chiudere lo zaino, allacciare gli scarponi e andare. Purtroppo sono troppi coloro che esitano, fanno progetti in aria e poi all’ultimo momento, quando viene l’ora della scelta o della partenza inventano scuse le più inverosimili per giustificare le loro paure... senza mai partire. Che rabbia!

 

Partire è più che necessario!
Come per tutti gli uomini, partire sarà una bella impresa per i Goumier. Anche loro dovranno risolvere gli ultimi problemi, soprattutto quelli inaspettati, ‘piazzare’ i bambini, almeno per coloro che ne hanno, consultare la lista del materiale da portare con sé, riempire lo zaino di cose utili e meno utili, ma soprattutto fare il pieno di... vuoto, dato che il vuoto è sempre meno pesante da portare! Non dimenticare gli orari di viaggio, il luogo dell’incontro, salutare un’ultima volta i propri cari e poi saltare sul treno o in macchina! E via ...si parte!
Partire, per i Goumier è rispondere ad una chiamata. Una voce si è fatta sentire, forse discreta, ma tenace, forse irruente e urgente. Questa voce che vibra nel cuore di ogni coscienza ha i suoi mille suoni: l’incontro casuale con un amico, qualche lettura, un invito non aspettato, ... o semplicemente il bisogno di farla finita con una vita vuota, piena solo di stress e di fatica. E’ Dio che interpella! E visto che non è permesso non ascoltare la voce che risuona nella coscienza, ognuno è chiamato a rispondere ad una vocazione, ad alzarsi e a partire: “Il Signore disse ad Abram: ‘Vattene dal tuo paese, dalla tua patria 
e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra’. Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot” (Genesi 12, 1-4).
Partire per i Goumier, è evadere. Quando si soffre di un male sconosciuto o quando la lancetta della propria vita impazzisce indicando solo burrasca, è necessario dirigersi verso terre più tranquille che, con il loro silenzio e la loro semplicità, possano rasserenare. Così, a meno che la fuga non sia altro che rinuncia e vigliaccheria di fronte alle proprie responsabilità, non c’è nulla di strano ad evadere un po’ per poi orientarsi meglio nella propria vita. In questo modo l’evasione è da considerarsi piuttosto una pedagogia più che una resa. L’aveva capito il profeta Elia quando fuggì nel deserto per scappare alla persecuzione della regina Gesabele. Dopo una lunga strada trovò rifugio sul monte Horeb, dove Dio gli si rivelò nella leggera brezza. “Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro” (1° Libro dei Re 19, 3-4).
Partire, per i Goumier, è cambiare ambiente. E’ molto difficile approfondire la propria identità in un mondo proiettato a tutta velocità dietro al dio-denaro, dove il lavoro ad ogni costo e il massimo profitto vanno a scapito del rispetto dell’individuo, e tutto ciò nel rumore più assordante di città spesso sovrappopolate e caotiche. In queste condizioni di vita, è quanto mai necessaria un’urgente terapia per cambiare ambiente, almeno una settimana all’anno.
Partire, per i Goumier, è lasciare qualcuno o qualcosa: persone che si frequentano, parenti o amici che si hanno a cuore, nemici che non si sopportano, attività prestabilite, programmi per le prossime settimane, pesanti esami, estenuanti lavori, comodità e benessere ...insomma, è tutta la vita quotidiana, talvolta monotona, spesso abitudinaria che si deve lasciare.
Partire, per i Goumier, è lasciare se stessi. E lì le cose si complicano! Separarsi dai parenti, dagli amici o dalla propria casa è ancora fattibile, ma lasciare se stessi? Quanta fatica! Il distacco è più doloroso e... sembra non finire mai. Ognuno, infatti, si trascina dietro e per tutta la vita, legami segreti, attaccamenti egoistici, problemi a non finire, pregiudizi, debolezze, paure o maschere che inventiamo per evitare di apparire come siamo. Ciò che importa, è partire immediatamente senza farsi troppi problemi. Non obbedire a questa urgenza è rischiare di arenarsi e morire nei propri problemi. E’ esattamente la proposta che Cristo fa ai suoi discepoli: rinnegare se stessi. “Un altro disse: ‘Ti seguirò Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa’. Gesù rispose: ‘nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno dei Cieli” (Luca 9, 62).
Partire è una sofferenza per chi rimane. “Partire, è un po’ morire”.

 

Padre Stefano

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